Pubblicato da: Massimiliano Neri | 8 luglio 2008

Legge della domanda e dell’offerta: rimandato!

Da La paura e la speranza, di Giulio Tremonti, p.6:

È così che una massa di circa un miliardo di uomini, concentrata prevalentemente in Asia, è passata di colpo dall’autoconsumo al consumo, dal circuito chiuso dell’economia agricola al circuito aperto dell’economia di «mercato». È una massa che prima faceva vita a sé: coltivava i suoi campi e allevava i suoi animali per nutrirsi; raccoglieva la sua legna per scaldarsi; non aveva industrie. Ora è una massa che non è più isolata, che comincia a vivere, a lavorare, a consumare più o meno come noi e insieme a noi, attingendo a quella che una volta era la nostra esclusiva riserva alimentare, mineraria, energetica.
È una massa che non ha ancora il denaro necessario per comprare un’automobile, ma ha già il denaro sufficiente per comprare una moto, un litro di benzina o di latte, un chilo di carne. I cinesi, per esempio, nel 1985 consumavano mediamente 20 chilogrammi di carne all’anno, oggi ne consumano 50.
Se il numero dei bovini da latte o da carne che ci sono nel mondo resta fisso, ma sale la domanda di latte o di carne, allora i prezzi non restano uguali, ma salgono anche loro. E lo stesso vale per i mangimi vegetali con cui si allevano gli animali e, via via salendo nella scala della rilevanza economica, per quasi tutti i prodotti di base tipici del consumo durevole e poi per tutte le materie prime necessarie per la nascente e crescente produzione industriale: l’acciaio, il carbone, il petrolio, il gas, il cotone, le fibre, la plastica per far funzionare le industrie.
La squadratura che si sta così determinando, tra offerta che resta fissa e domanda che cresce, ha avuto e avrà nel mondo un effetto strutturale sostanziale: la salita globale dei prezzi. E dunque del costo della vita.

Tremonti, intransigente oppositore del “mercatismo” (cioe’ il liberismo applicato alla globalizzazione), non e’ certo d’accordo con la liberalizzazione del settore agricolo.

Tuttavia, noi sappiamo che il settore agricolo europeo e’ regolato in maniera ferrea da politiche comunitarie che mirano alla riduzione della quantita’ prodotta. Quote latte, difesa del reddito degli agricoltori europei, limitazione della concorrenza straniera. Le grosse distorsioni introdotte nel settore dalla comunita europea e dagli stati nazionali hanno creato uno stato di concorrenza sleale nei confronti dell’agricoltura dei paesi in via di sviluppo, ed hanno indebolito la struttura di produzione del settore agricolo europeo, non piu in grado di reggersi sulle sue gambe.

Per avere un’idea delle conseguenze che rischia l’agricoltura europea, si veda il capitolo “Il programma del New Deal agricolo”, Rothbard, La Grande depressione, p.359.

A chi e’ chiara la legge della domanda dell’offerta, risulta altrettanto evidente che a fronte di un aumento innarrestabile della domanda il politico liberale dovrebbe “non ostacolare” l’aumento spontaneo dell’offerta.

ps: su questo tema si veda:

– Francisco Capella, El mercado y la crisis alimentaria

– Alberto Illán Oviedo, El campo europeo (sulla PAC)

– Antonio Gimeno, Inseguridad alimentaria

– Francisco Capella, Agricultura y política


Risposte

  1. Mi dispiace è troppo evidente perché Tremonti possa capirlo…


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